Le quattro nobili verità sono la base dell’insegnamento del buddismo e su di esse si sviluppa l’intera filosofia del vivere buddista. Una filosofia che sempre più persone stanno scoprendo, forse anche per disintossicarsi un po’ dalla folle corsa del mondo moderno e dal consumismo. La voglia di ritrovare sé stessi e la vera armonia con la vita si sta facendo sempre più strada nel mondo occidentale, la pandemia ha in qualche modo accelerato questo processo, facendoci stare più tempo da soli, a riflettere sulle cose veramente importanti dell’esistenza umana. Tutte le cose che ci fanno stare bene non sono che attimi che restano solo punti nel tempo, quel tempo che con il suo scorrere è una delle prime cause di sofferenza del mondo moderno.
Le 4 verità del buddismo
1-La vita è sofferenza
2-L’attaccamento è all’origine della sofferenza
3-Lasciar andare la sofferenza
4-Il percorso per far cessare la sofferenza
La vita è sofferenza
Vivere vuol dire soffrire, nessuno di noi può dire essere immune alla sofferenza, chi più chi meno abbiamo tutti sofferto. E’ nella natura umana, che, non essendo perfetta ci costringe a soffrire. Il dolore, morale, la malattia, il dolore del corpo, la stanchezza, la vecchiaia e infine la morte. Per quanto uno si possa sforzare di non soffrire il genere umano resterà sempre imperfetto e incompleto, il mondo stesso è impermanente. Non saremo mai in grado di tenere a noi tutto quello che abbiamo, e la stessa vita, nostra e dei nostri parenti un giorno finirà.
L’attaccamento è all’origine della sofferenza.
Facciamoci caso, sempre più spesso soffriamo per qualcosa che se ne va, che non c’è più. Siamo tutti transitori, beni, ricordi, persone. Le ragioni che spesso danno origine alla sofferenza sono il desiderio, la passione, la ricerca della ricchezza, della fama e della popolarità. Qualsiasi cosa noi riusciamo a possedere prima o poi finirà, tutto è transitorio e la perdita è inevitabile. E infatti spesso sentiamo dire che più siamo attaccati a una cosa e più soffriremo quando questa prima o poi si romperà o non farà comunque più parte della nostra esistenza.
Lasciare andare la sofferenza
E’ compito della persona comprendere l’origine della sofferenza, lasciare andare il desiderio, l’attaccamento verso qualsiasi tipo di bene o di sensazione. L’idea della fine della sofferenza quindi può essere ottenuta attraverso la consapevolezza del distacco. Il raggiungimento e il mantenimento del distacco da ogni forma di attaccamento è una cosa che solo in pochi riescono pienamente a realizzare. Quando si è padroni della consapevolezza si raggiunge il Nirvana. La Parola Nirvana secondo la scuola buddista Theravada significa appunto libertà dal desiderio. Chi raggiunge il Nirvana ha raggiunto la massima consapevolezza di sé.
Il percorso per far terminare la sofferenza
Solo pochi riescono ad arrivare a questo punto di consapevolezza, il percorso verso la fine della sofferenza è guidato da 8 semplici regole chiamate l’ottuplice sentiero.
Retta visione (sammā-diṭṭhi).
Retto pensiero (sammā-sankappa).
Retta parola (sammā-vācā).
Retta azione (sammā-kammanta).
Retta sussistenza (sammā–ājīva).
Retto sforzo (sammā-vāyāma).
Retta consapevolezza (sammā-sati)
Retta concentrazione (sammā-samādhi).
Queste strade sono a disposizione di tutti gli esseri senzienti, tutti quanti le possono percorrere. La meditazione è una delle vie per raggiungere la consapevolezza, perché ci mette in contatto con noi stessi, dalla profondità della nostra mente fino a raggiungere ogni parte del nostro corpo, in uno stato di perenne distacco dall’attaccamento si riesce e trovare o a ritrovare la vera realtà delle cose, senza distrazioni esterne. Una vita fatta di attaccamento è una vita di sofferenza, bisogna ritrovare il piacere nella natura della vita, e forse è proprio vero che i nostri nonni stavano meglio quando avevano meno.